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giovedì 29 novembre 2012

Navipointer-ResiRap by Cumulus53

Eccomi rientrata da Quixadà (Brasile), dove ho stabilito il mio nuovo record personale nonché record femminile italiano fuori dal territorio nazionale, con un modesto volo di 321 km in linea...

Ad aspettarmi a casa, oltre ai miei due amattissimi mici Pongo e Aria, c'era una busta da parte dell'azienda tedesca CUMULUS53, già mio sponsor per i guanti riscaldati PILOT1 Doppler.

L'ultima novità della Cumulus53 è il Navipointer-ResiRap, disponibile nelle varianti "Handy" e "Sport" e applicabile su qualunque tipo di guanto.


E' comodissimo in volo sia per gli strumenti provvisti di display touch screen (es. C-Pilot Pro) sia per gli strumenti tradizionali (es. Brauniger IQ-Compeo+) e consente di schiacciare comodamente i tasti o muoversi all'interno dello schermo senza dover necessariamente togliere il guanto.

Semplice, leggero e funzionale!

 
Per maggiori informazioni visitate il sito http://navipointer.com/resirap/

oppure guardate il video di presentazione http://www.youtube.com/watch?v=qbbpe6C_Fgc







mercoledì 22 agosto 2012

12th FAI Paragliding European Championship

Ciao a tutti!!

E' da un po' che non scrivo sul mio blog ma fra gare, voli in biposto, impegni con la scuola, riunioni ed altre incombenze, le giornate sono volate e il tempo sembra non essere mai abbastanza... Adesso sono a casa con una terribile influenza e quindi ne approfitto per farlo.

A inizio stagione mi ero prefissa due obiettivi piuttosto ambiziosi (dando la priorità al primo ovviamente):
1) entrare a far parte della Nazionale Italiana di parapendio;
2) stabilire un nuovo record del mondo su triangolo FAI nella mia zona abituale di volo.

Ero naturalmente consapevole che il tempo dedicato ai viaggi ed alle competizioni avrebbero reso assai arduo il raggiungimento del secondo traguardo. Sta di fatto che l'ho tentato solo due volte e, per giunta, in due giornate in cui la meteo si è rivelata davvero inclemente. Resterà dunque nella lista delle cose da fare per la prossima stagione! :-)

Con grande soddisfazione invece ho raggiunto il primo obiettivo, quello più importante, che mi permetterà di andare ai Campionati Europei insieme gli altri componenti della Squadra Italiana. La partenza è fissata per il 29 agosto, il rientro per il 16 settembre. Il terreno di gioco sarà Saint André-les-Alpes (Francia), sito in cui l'anno scorso ho già volato in occasione dei Pre-Europei conquistando un buon 2° posto femminile e un discreto 38° posto assoluto.

Per poter accedere ai Campionati Europei, in questi ultimi due anni ho partecipato a diverse competizioni nazionali ed internazionali, grazie alle quali ho acquisito il ranking FAI necessario a garantirmi la possibilità di essere selezionata. In base a questo ranking e al rendimento dimostrato durante la stagione, il team leader, Alberto Castagna, ha selezionato - circa un mese fa - i migliori piloti italiani che avrebbero composto la squadra Nazionale Italiana. Li cito (non in ordine di importanza): Luca Donini, Christian Biasi, Marco Littamé, Peter Gebhard, Joachim Oberhauser, Davide Cassetta, Alberto Vitale e io, Nicole Fedele, unica donna in squadra. Alberto Castagna (Team Leader), Paolo Zammarchi (cuoco e massaggiatore ufficiale) e Giorgio Corti della Check Point Cornizzolo (responsabile materiali e riparazione) completeranno il Team Italia.

Stare a contatto con questi bravissimi piloti sarà sicuramente un'esperienza che mi arricchirà tantissimo a livello sportivo, al di là dei risultati che potrò fare. Dall'inizio dello scorso anno, quando ho cominciato a cimentarmi seriamente nelle competizioni, ho già notato un notevole miglioramento: anche nei voli di distanza le mie medie orarie si sono alzate, volo con un ritmo nettamente diverso, faccio scelte più sensate e meno colpi di testa.

Da poco ho cambiato l'intera attrezzatura e sono prontissima per questa nuova sfida! Ai Campionati Europei volerò su NIVIUK ICEPEAK 6. 21 (sponsor INFINITYFLY, TAGGI) con la mia nuovissima selletta WOODY VALLEY Valley X-RATED 6 (sponsor WOODY VALLEY).


Ecco il sito ufficiale dell'evento:  http://www.para-euro2012.com/

STAY TUNED!!

venerdì 1 giugno 2012

Ciao grande Max!!

Il 30/05/2012 il nostro caro amico Max Dall’Oglio ci ha lasciato, consumato da un male incurabile. La notizia sorprenderà molti, non solo per il vuoto che inevitabilmente questa grave perdita ci lascia, ma anche perché molti non sapevano della malattia di Max  perchè lui, con grande orgoglio e amor proprio, non lo ha mai dato a vedere. Fino all’ultimo Max ha vissuto la vita, spendendosi al cento per cento incurante del domani vivendo al massimo giorno dopo giorno.


Max era una persona speciale, il volo e la sua amata famiglia, la moglie Laura e il figlioletto Leonardo, erano la sua vita. Il volo era la sua professione, infatti lavorava in aeronautica militare dove la passione lo ha portato fin da giovane; poi il volo è stato ancora, con il parapendio, il suo sport dove ha potuto esprimere la sua passione ed il suo talento unico. Fin dai primi voli Max dimostrava una particolare attitudine per questo sport e in breve tempo ha deciso di dedicarsi alle competizioni e diventare istruttore.

La scuola Blue Phoenix (VI), che Max ha diretto, ha sfornato numerosissimi allievi che devono molto al suo preciso insegnamento, ma soprattutto al fatto che lui sapeva infondere l'autentica passione per il volo che gli veniva dal cuore.
Max  nel  volo è riuscito in tutto quello che ha voluto: si è cimentato nel cross con successo, stessa cosa dicasi nella competizione ed anche nella difficile pratica dell’acrobazia, riuscendo ad esprimere la sua passione in ogni forma che il volo gli ha offerto.

E’ difficile raccontare ogni cosa di Max Dall’Oglio perché egli è stato grande e non basterebbe un libro per parlare di Lui. Nessuno dimentica Max che per tutti questi anni è stato un riferimento per molti, una sorta di pietra miliare del volo libero e i suoi insegnamenti e il suo esempio nel volo, così come nella vita, hanno lasciato un segno indelebile.

Il ricordo del nostro grande amico Max resterà per sempre nei nostri cuori, come ad ogni volo egli era sempre il più alto di tutti , oggi lo è ancor di più e sicuramente con le sue ali saprà infonderci la sua sicurezza e guidarci ad ogni volo… ci manchi già!! Ciao grande Max!!

http://www.youtube.com/watch?v=7Yq3VnmDUTM&feature=share 

lunedì 14 maggio 2012

Coppa delle Regioni 2012 nel gemonese

Sono aperte le iscrizioni alla Coppa delle Regioni 2012 che si svolgerà nella zona centrale del Friuli nei Comuni di Gemona del Friuli e Bordano dall'8 al 10 giugno.

Per qualunque informazione o aggiornamento potete visitare il sito web:

http://www.coppadelleregioni.it/

Vi aspettiamo numerosi!!
 

venerdì 6 aprile 2012

Il Flow: lo stato di grazia


Chi raggiunge risultati straordinari ha sviluppato uno dei talenti più preziosi: motivare se stesso e gli altri. Ma dove trovare le risorse per alimentare la nostra motivazione? Il motore della motivazione è sempre uno: l’emozione. Tutte le teorie sulla motivazione partono dalle emozioni e dalla capacità di dominarle in vista del raggiungimento di un obiettivo.
Nuoce alla spinta motivazionale una mancanza di autocontrollo sulle emozioni, un elevato livello di ansia, preoccupazioni esterne, cattivo umore o un’eccessiva apprensione rivolta al risultato.
Sono invece a favore della spinta motivazionale un rilassamento preventivo (alla base anche di tutte le tecniche di apprendimento e memorizzazione), un adeguato livello di ansia, un’attenzione rivolta al compito e non al risultato, un’elevata inclinazione alla speranza, buon umore e senso di autoefficacia. Insomma, si tratta di porre la propria mente in uno "stato" particolare.


Ora osservate attentamente le tre foto qui sopra e soffermatevi sulla sensazione istantanea che esse suscitano. Proviamo a chiederci cosa stava passando in quel momento nella testa del nuotatore, del direttore d’orchestra, del cardiochirurgo. Io ne sono sicura: in quel momento per loro nulla esisteva al di fuori di quello in cui erano impegnati…
Ognuna di queste tre persone sta dunque vivendo quello che è stato definito dagli studiosi della motivazione, lo “stato di grazia” della mente.
La cosa bella è che si tratta di una condizione che tutti noi conosciamo molto bene e che abbiamo sperimentato più volte nella nostra vita. A chi non è mai capitato di essere talmente concentrato nella propria attività da non accorgersi del tempo trascorso, o che nel frattempo si è fatto buio, o che ci hanno rivolto la parola e probabilmente abbiamo pure automaticamente risposto?
A me capita talvolta, e quando succede è sempre perché sto facendo qualcosa che mi piace moltissimo…
A definirlo un vero e proprio “stato di grazia” è stato il maggior studioso del fenomeno, il professor Mihaly Csikszentmihalyi, noto anche per i suoi studi sulla felicità, sulla creatività e sull’apprendimento, il quale ha precisato le condizioni necessarie per raggiungere questo particolare stato.
Gli studi sono partiti proprio dall’osservazione del comportamento dei grandi campioni sportivi, degli artisti e delle persone dotate di particolare genialità. Ciò che colpisce in queste persone è sempre la straordinaria capacità di automotivarsi e di sopportare durissimi programmi di studio e allenamento. E’ proprio questo massimo livello di concentrazione e automotivazione che Csikszentmihalyi ha definito flusso (Flow). In seguito il flusso è stato considerato la massima espressione dell’intelligenza emotiva (Goleman).
E dunque, come si entra nello stato di flusso?
Una condizione l’abbiamo già individuata: 1) quello che stiamo facendo ci piace, ci stimola, ci appassiona, e tale diventa il coinvolgimento; 2) il livello di concentrazione è tale da perdere quasi la consapevolezza di ciò che si sta facendo (ma l’ho fatto veramente io? ma come ho potuto arrivare a tanto?); per certi versi potremmo azzardarci a definirlo quasi uno stato di “trance”: la concentrazione e l’impegno sono massimi. La persona è talmente assorta nell’azione da fare apparire l’azione naturale. 3) I nostri scopi sono chiarissimi. Più entriamo nello stato di flusso, più gli obiettivi diventano definiti e raggiungibili e 4) sia internamente che esternamente abbiamo costanti feedback che ci fanno capire quanto le cose stiano andando davvero bene. Pur in uno 5) stato di “alterata” percezione del tempo, dello spazio, degli eventi circostanti - quasi come se tutto il resto fosse sospeso o abbandonato – 6) non si ha mai nessuna sensazione di mancanza di controllo della situazione (si ha la percezione di avere tutto sotto controllo e di poter dominare la situazione). In questo stato si raggiunge 7) la massima padronanza dei propri stati emotivi: la persona sa che l'attività è fattibile e che le abilità che possiede sono adeguate allo scopo e saranno utilizzate al massimo ma non oltre (non c'è ansia né noia).
Un punto fondamentale dello stato di “flusso” risulta essere la 8) motivazione intrinseca del soggetto che agisce proprio per il piacere stesso di svolgere l’azione e non per ciò che può ottenere. Il flusso e tutti gli stati positivi che lo caratterizzano costituiscono anche il miglior metodo di insegnamento in quanto basato su motivazioni interiori e non su obblighi esterni. Tutto ciò fa riflettere su quanto sia fondamentale incanalare le nostre emozioni verso il piacere di “fare quel che si fa” senza ostinatamente porre come condizione il risultato o la valutazione finale.




lunedì 26 marzo 2012

Ciao Rolando

Con l'arrivo della primavera è arrivata anche una tristissima notizia: il nostro amico Rolando Durogati non c'è più.
Rolando si trovava in Sud Africa per partecipare ad un evento di Pre-PWC e, stando a quanto si è appreso, durante la prima task è precipitato vicino al decollo. Le sue condizioni sono apperse da subito gravissime e dopo quasi una settimana in stato di coma, le ferite riportate hanno avuto la meglio su di lui. 


Ho conosciuto Rolando nel 2007 a Montoso (TO) e da allora, ogni volta che ci si incontrava in occasione di qualche gara, era un piacere stare in sua compagnia. Aveva sempre qualche storia da raccontare, era simpatico, spontaneo, allegro e coinvolgente, una di quelle persone che ti entrano nel cuore e lì rimangono per sempre. Quando ci si incontrava, anche a distanza di mesi, era come se non fosse passato nemmeno un giorno.

E' immensamente triste pensare che quest'anno al meeting non ci sarai e che alle prossime gare non potrò più piazzare la tenda vicino al tuo furgone, ma voglio pensare che, se un giorno ci rincontreremo di nuovo, berremo un buon bianchetto fresco (non come quello che ci hanno rifilato a Valdobbiadene, ricordi!?) e ci faremo quattro risate come al solito davanti al tuo imbattibile risottino zucchine e gamberetti! 

Team Italia a Saint-André-Les-Alpes, settembre 2011

 Dacci un occhio da lassù, mi raccomando! Mancherai un sacco, Amico! Ciao Rolando...

lunedì 12 marzo 2012

Le ali di Nicole. Un premio ai suoi voli.

Le ali di Nicole. Un premio ai sui voli

Le ali di Nicole. Un premio ai sui voliAll’Hotel Ristorante Carnia di Venzone si è svolta la 16^ edizione del Premio FIDAPA, organizzata dalla FIDAPA-Sezione di Tolmezzo, con la collaborazione dei locali Clubs Lions e Rotary. Il riconoscimento è andato alla carnica (gemonese di adozione) Nicole Fedele, campionessa mondiale di parapendio.
    
Il Premio, istituito nel 1997, è assegnato ogni anno in occasione della “Festa della Donna” a una figura femminile di origine carnica distintasi in una specifica attività, valorizzando in tal modo l’immagine della Carnia anche fuori dal nostro territorio.

In questi anni sono stati attribuiti riconoscimenti a donne affermatesi nel giornalismo, nella politica, negli sport invernali, nel volontariato, nella musica, nella letteratura, nella cultura, nella fotografia, nell’archeologia, nell’agricoltura e nel sociale in genere. La Carnia è una regione che ha sempre saputo esprimere ed esprime tuttora anche nel femminile potenzialità umane di grande spessore e profondamente legate alla terra di origine.

Quest’anno il Premio è stato assegnato a Nicole Fedele, campionessa mondiale di parapendio nei voli di distanza, con all'attivo diversi record assoluti. Nicole è nata a Tolmezzo 28 anni fa e fin da bambina ha sempre avuto una grande passione per gli sport all’aria aperta. E’ vissuta ad Ovaro fino all’età di 20 anni, dopo di che si è trasferita a Gemona del Friuli dove tuttora risiede. Nel 2003, quasi per caso, è entrata in contatto con il mondo del parapendio ed è stato amore a prima vista. Nell’anno successivo ha conseguito l’attestato VDS e, da quel momento in poi, la sua vita ha preso una piega diversa e inaspettata. Fin dal 2007, anno in cui ha terminato gli studi laureandosi in scienze della traduzione, ha potuto dedicarsi al volo nel poco tempo libero a disposizione. Successivamente il parapendio è diventato la sua principale ragione di vita, una continua crescita, un’appassionante sfida, una costante ricerca dei suoi limiti.

Il 2007 è stato un anno chiave del suo percorso: in seguito ad un brutto incidente ha attraversato un periodo di grave crisi interiore, che ha cambiato per sempre il suo approccio col volo. Nonostante il recupero sia stato lungo e tortuoso, Nicole ne è uscita vincitrice, decisa a prendersi una rivincita su se stessa. L’anno successivo è stato l’anno della svolta, anno in cui ha cominciato a dedicarsi ai voli di distanza con una forte determinazione. In pochi anni ha ottenuto ottimi risultati, sia a livello italiano, che internazionale, grazie ai diversi record del mondo che ha stabilito e che sono stati riconosciuti dalla Federazione Aeronautica Internazionale.


La serata, condotta dalla Presidente FIDAPA in carica Marina Lunazzi, è iniziata con la proiezione di tre video relativi ad alcuni voli di Nicole sia in Italia che all’estero e con uno spot avente lo scopo di pubblicizzare turisticamente lo Zoncolan, la Carnia, Gemona ed il suo territorio sorvolati in parapendio. E’ seguito il saluto del Vice Sindaco di Gemona Roberto Revelant, che si è complimentato con l’atleta per i suoi numerosi successi. "Nicole - ha detto la Presidente FIDAPA - è una persona eccezionale, che è riuscita ad esprimere, nonostante alcune difficoltà, con caparbietà e con grande abnegazione, le sue doti sportive ai massimi livelli. E’ una degna rappresentante di quella categoria di donne carniche che, quando inseguono un obiettivo, riescono a raggiungerlo ad ogni costo, anche con sacrifici straordinari."

Nel corso del momento conviviale, che poi è seguito, c’è stata la premiazione: l’assessore regionale allo Sport Elio De Anna ed Il Governatore Renzo Tondo hanno consegnato a Nicole il “Premo FIDAPA 2012”, rappresentato da una targa sulla quale è stata riprodotta Nicole in volo, dichiarandosi certi che la giovane atleta continuerà a valorizzare ed a far conoscere la sua terra nel mondo. 

Alla serata hanno partecipato anche Dario Zearo, Sindaco di Tolmezzo, nonché Presidente dell’Unione dei Comuni della Carnia, Francesco Martini, Assessore allo Sport del Comune di Tolmezzo, Aurelia Bubisutti, Assessore alla Cultura del Comune di Tolmezzo, Romeo Rovis e Mara Beorchia, rispettivamente Sindaco e Assessore alla cultura del Comune di Ovaro, oltre ai numerosi soci dei Clubs Fidapa, Soroptimist, Lions e Rotary, con i rispettivi presidenti Marina Lunazzi, Silvia Marcolini, Mauro Screm e Luca Nassivera.

Articolo tratto da:
http://altofriuli.com/associazioni-e-iniziative/le-ali-di-nicole.-un-premio-ai-sui-voli/?nostore=1&kword=gemona&=kword_whereALL&kword_archivio=0&id_evento=4890

Video:

http://www.youtube.com/watch?v=H15jFWIxlec


lunedì 5 marzo 2012

Un regalo di compleanno fatto col cuore...

Sabato è stato un pomeriggio indimenticabile per Michela che, ignara di tutto, è stata protagonista di una piacevole sorpresa... Matteo, il suo ragazzo, mi aveva contattato qualche giorno prima per dirmi che gli sarebbe piaciuto sorprendere la sua amata regalandole un volo in parapendio in occasione del suo compleanno (esperienza che lui aveva già provato l'anno prima con Arduino).


Ci siamo quindi organizzati per farle fare il battesimo del volo in un tipido pomeriggio di inizio marzo sul Monte Cuarnan (Gemona del Friuli)... Le condizioni meteorologiche erano ideali e ovviamente la festeggiata fremeva all'idea di provare questa nuova esperienza... Sono bastati un paio di passi ed eccoci trasportate in una dimensione incantata, lontano dai pensieri e dai problemi quotidiani, nel silenzio più assoluto, circondate dalla natura esplosiva della primavera! Grazie a Matteo per le bellissime foto!

venerdì 17 febbraio 2012

IL SIGNIFICATO DEL COLORE ARANCIONE


SIMBOLOGIA E SIGNIFICATI
Il colore arancione deriva da antiche culture, da religioni millenarie e da simbologie remote. Il nome “arancio” o “arancione” ha  origine araba, e ricorda il nome dell’oro. Nella cultura orientale, al colore arancione sono associate proprietà che favoriscono la concentrazione mentale. Per questa ragione i monaci buddisti indossano un saio di tale colore, che ha lo scopo di facilitare il distacco dalle passioni terrene e carnali. In cinese la parola “arancione” ha lo stesso suono di “pregare per la buona sorte”. In Cina, infatti, il colore arancione viene cosiderato propiziatore di buona fortuna.
Nella cultura indiana è il colore del II chakra, Swadhisthama, situato nel Tan tien, ovvero il punto del corpo in cui ha sede il Ki, l’energia vitale. Viene convenzionalmente localizzato nella parte inferiore dell’addome ed è legato al mutamento, al piacere, al desiderio, alla procreazione ed alle emozioni. In cromoterapia è utilizzato per curare depressione e malattie psichiche. Viene universalmente ricondotto all’idea del Sole, e quindi, della vita, della procreazione e della felicità.


Cuarnan (Gemona del Fr.)    

EFFETTI BENEFICI SULLA PSICHE
L'arancione è il risultato della mescolanza dei colori rosso e giallo. Il suo contenuto emotivo è il desiderio. E' la percezione delle emozioni da un punto di vista fisico (esplorazione del mondo attraverso i sensi - percepire e provare piacere). Rappresenta la percezione sensoriale legata all'appetito e come organi del corpo riguarda la muscolatura volontaria, il sistema nervoso simpatico, gli organi della riproduzione. E' legato all'energia fisica e mentale, all'attività, alla creatività. L'arancione stimola il movimento, l'indipendenza e la fiducia in se stessi, liberando dalle paure, dalle frustrazioni, dalle inibizioni e dai condizionamenti, ed è efficace in caso di depressione.
 
 San Simeone (Bordano)

BENEFICI PER CHI LO INDOSSA
Chi lo indossa esprime gioia e affermazione del suo Io, buonumore e altruismo. Consigliato ai reumatici e come attivatore dell'intestino (stipsi). Per le donne che hanno difficoltà a concepire per problemi psicologici. Ricordare che l'energia elettromagnetica dell'arancione è sulla stessa frequenza vibratoria della catena del DNA
Norma (Latina)

CARATTERISTICHE POSITIVE
Le caratteristiche equilibrate, nell'arancione, sono: movimenti aggraziati, intelligenza emotiva (parte dx cervello), sapere sperimentare il piacere, saper accudire sé stessi e gli altri, capacità di cambiare. La scelta dell'arancione indica il bisogno di ricerca di esperienze intense, sotto ogni aspetto, da cui trarre e sperimentare nuove sensazioni piacevoli e conoscitive. Il rosso è la forza fisica-amore e il giallo la saggezza-conoscenza; uniti nell'arancione esprimono questa combinazione di caratteristiche.


Saint-André-les-Alpes (Francia)

CARATTERISTICHE NEGATIVE 
La sensazione da sconfiggere, nell'arancione, è la colpa.
Traumi e violenze che portano a disequilibri di arancione (riferibile per l'età infantile): inganni, abusi emotivi, situazioni instabili, abbandono, freddezza, rifiuto, negazione degli stati emotivi del bambino, manipolazione emotiva.
Una forte carenza di arancione può indicare: rigidità del corpo, frigidità , pratiche sociali limitate, negazione del piacere, difese eccessive, paura dei cambiamenti, mancanza di desiderio, di passione.
Un'eccessiva presenza di arancione, può indicare: esibizionismo, ossessione del piacere, essere dominati dalle emozioni, provare l'emozioni in maniera eccessiva (isteria, crisi distruttive), emotività, eccessiva sensibilità, attaccamento ossessivo, dipendenza emotiva, invasione degli altri nella propria sfera.


Tolmino (Slovenia)

L'ARANCIONE IN CROMOTERAPIA
Aumenta la pressione arteriosa. Rappresenta la vitalità , quindi molto utile in caso di irrigidimenti tipo dolori alla cervicale. Secondo la cromoterapia, rigenera e ricarica chi è stanco. Stimola la respirazione profonda. Molto utile per l’asma allergica.

Colore che induce serenità, entusiasmo e allegria. Ha una forte azione stimolante sulla ghiandola tiroide e sull’intestino pigro. Combatte lo stress. Favorisce la circolazione e scioglie le tensioni.


Quixadà (Brasile)




venerdì 10 febbraio 2012

Una pista di atterraggio per il volo libero


Articolo tratto da IL GAZZETTINO.it del 10.02.1012 :


GEMONA - Il volo libero sarà uno dei punti all'ordine del giorno della seduta di consiglio comunale in programma per lunedì 13 febbraio a palazzo Boton. Il consiglio andrà infatti a votare la variante 46, finalizzata alla futura realizzazione della pista di atterraggio per gli amanti del volo, una pratica che nel Gemonese è in continua crescita.
      Il punto di atterraggio è già inserito nel programma dei lavori che l'amministrazione Urbani conta di realizzare il prossimo anno: tale struttura sarà realizzata nella zona verde di Godo compresa tra le vie Vuarbe e Paludo e coinciderà con il passaggio della futura pista ciclabile che in futuro collegherà Gemona ad Artegna.
      Si punta a realizzare una struttura polifunzionale con servizi quali bagni, bar, sala riunioni e magazzino, che si aggiunge alla sistemazione della pista di partenza sul monte Cuarnan, realizzata dalla Comunità montana su delega del Comune. L'intervento avrà un costo di circa 500mila euro: «Questo lavoro - spiega il vicesindaco Roberto Revelant - è inserito nel progetto realizzato da Enzo Cainero e corrisponde alla fase due, quella in cui si passa alla realizzazione pratica dello stesso. Attualmente stato non esistono strutture di supporto a tale pratica sportiva che si è fin qui organizzata spontaneamente ma che richiede oggi una diversa organizzazione in ragione delle grandi potenzialità che un suo sviluppo può avere non solo per la zona del gemonese ma per tutto il Nordest e le regioni immediatamente oltre confine». P.C.

http://carta.ilgazzettino.it/MostraOggetto.php?TokenOggetto=3738008&Data=20120210&CodSigla=UD&TestoRicercaUrl=gemona

Il risveglio dopo un lungo letargo...

Dopo diverse settimane di "letargo" ieri, complice la meteo discreta, mi sono concessa un volo in biposto assieme a Barbara, che entusiasta di provare per la prima volta l'emozione del volo in parapendio, non ha temuto nemmeno il freddo invernale...






venerdì 3 febbraio 2012

IMPARA A VOLARE IN PARAPENDIO!!


Oggi chi si avvicina al Volo Libero è soprattutto un amante della natura: la conosce, la teme, la rispetta. Più di ogni altra attività sportiva il volo in parapendio è sinonimo di libertà e di indipendenza. Praticarlo vuol dire conoscere bene se stessi e la natura che ci circonda, misurarsi ogni volta con la voglia di veleggiare nella vastità dello spazio e con i limiti che la natura stessa ci impone...

Se ti riconosci in questa premessa, TI INVITO a partecipare alla presentazione del corso...

LUNEDÌ 06 febbraio alle ore 20:00 presso il BAR STOP in via San Biagio, 7 a Gemona del Friuli si terrà la presentazione del corso di parapendio che partirà prossimamente grazie al sostegno e alla collaborazione dell’ A.S.D. VOLO LIBERO FRIULI e della scuola BLUE PHOENIX PARAPENDIO di Caltrano (VI).

In tale occasione ci sarà la presentazione dell’organico della scuola che si occuperà di portare avanti questo importante progetto e di seguire gli aspiranti piloti durante il loro percorso di formazione e verrà fatta una panoramica del corso nelle sue fasi specifiche.

Ecco qui di seguito alcune anticipazioni:

IL CORSO DI PARAPENDIO
Il corso di parapendio è finalizzato al conseguimento dell'Attestato di Volo nella specialità PARAPENDIO come previsto dal DPR 404 e nel rispetto del Regolamento Didattico emanato dall'Aero Club d'Italia e del Regolamento Tecnico Operativo della Scuola  BLUE PHOENIX PARAPENDIO.

DESCRIZIONE DEL CORSO
Il corso è suddiviso in DUE  FASI che permettono all'allievo aspirante pilota di ottenere una adeguata preparazione tecnica per la condotta di attrezzi sportivi per il volo da diporto e sportivo nella specialità PARAPENDIO.

PRIMA FASE
Nella Prima Fase gli istruttori / aiuto-istruttori della scuola spiegano le nozioni di base per l'attività di volo: descrizione dell'attrezzatura e relativo rimessaggio, acquisizione delle tecniche di gestione e di controllo dell’ala a terra. L'allievo, durante questa fase, raggiungerà le adeguate conoscenze che gli permetteranno di decollare ed atterrare in autonomia. Questa fase viene svolta in campo scuola e dura circa 3 fine settimana.
Prima di effettuare il primo VOLO ALTO da solista, l'allievo viene condotto in volo dall'istruttore con il parapendio biposto; ciò gli permetterà di apprendere al meglio le tecniche di condotta  del mezzo in volo e nella  fase di atterraggio.

Battesimo del volo..........forse il momento più importante ed emozionante della Prima Fase.

L'allievo effettua il volo da solista assistito in decollo ed in atterraggio dagli istruttori della scuola che lo seguiranno durante tutto il volo con l'ausilio di radio ricetrasmittenti. Altri nove voli seguiranno il Battesimo del Volo  e concluderanno la Prima Fase. Durante la Prima Fase verranno inoltre tenute lezioni di teoria, sia direttamente sul campo di volo, sia in aula; tali lezioni riguarderanno le tecniche di pilotaggio, valutazione  delle  condizioni  meteorologiche, descrizione  dei  sito  di  volo  utilizzati con speciale breafing  pre e post volo.


OBIETTIVO DA RAGGIUNGERE NELLA PRIMA FASE:
CONOSCERE   LO   SPORT   DEL   VOLO   LIBERO   NELLA   SPECIALITA'   DEL   PARAPENDIO   E   ACQUISIRE   LE  CONOSCENZE NECESSARIE PER INTRAPRENDERE LA SECONDA FASE DEL CORSO.


SECONDA FASE:
Nella Seconda Fase (dal 11° al 30° VOLO ALTO che può corrispondere con l'esame), l'allievo prosegue nell'attività di volo da solista (sempre in presenza degli istruttori),  migliorando in maniera crescente le proprie capacità nella condotta in volo e a terra del parapendio secondo quanto previsto dal Regolamento Didattico; continua  la parte teorica svolta in aula, con lezioni mirate riguardati: meteorologia, aerodinamica, tecniche di pilotaggio, strumentazione, legislazione del volo, pronto soccorso, sicurezza del volo. I testi ed eventuali dispense didattiche saranno distribuite all'inizio dell'attività teorica e sono comprese nella quota associativa della seconda fase. Sia la parte pratica che la teorica verranno ultimate con una  speciale lezione (denominata PRE ESAME) che sarà   effettuata nei giorni precedenti alla sessione d'esame per il conseguimento dell'Attestato di Volo Libero.
La Seconda Fase si concluderà con un esame TEORICO/PRATICO svolto alla presenza di una Commissione Esaminatrice  inviata, allo scopo, dall ' AERO CLUB D'ITALIA.


OBIETTIVO DA RAGGIUNGERE NELLA SECONDA FASE:
RAGGIUNGERE LE ADEGUATE CONOSCENZE, SIA TEORICHE CHE PRATICHE, PER  SOSTENERE  E SUPERARE CON SUCCESSO L'ESAME E CONSEGUIRE L'ATTESTATO DI VOLO NELLA SPECIALITA' PARAPENDIO.


mercoledì 18 gennaio 2012

E' possibile avere paura di qualcosa che si ama?

Qui di seguito provo a rispondere alla domanda di Federica che, utilizzando il servizio "Chiedilo all'esperto" disponibile sul sito dei campionati regionali parapendio, mi ha posto questa bella domanda... 

Provare paura, entro certi limiti, è normale e anche necessario poiché questa sensazione aumenta la nostra capacità di reagire positivamente ad una situazione di pericolo, reale o immaginario che sia.


Facciamo due esempi pratici:
1) Il vento è aumentato, i cumuli che si trovano sulla mia traiettoria di volo si sono minacciosamente ingrossati, la loro base è diventata scura e si vede lampeggiare in lontananza…
2)  Ho subito una chiusura importante, la mia vela si è incravattata, sono in twist... 

In entrambi questi casi il pericolo è ben reale ed è necessario avere paura! Il corpo umano è dotato di un meccanismo di protezione che fa scattare dei processi di autodifesa, aumentando le nostre “possibilità di vittoria” nel far fronte al pericolo: accelerazione del ritmo cardiaco, produzione di adrenalina. L’adrenalina è un neurotrasmettitore del sistema nervoso simpatico che stimola e aumenta la nostra capacità/velocità di reazione: i riflessi diventano più pronti, la lucidità si acuisce, la concentrazione aumenta. Quando il pericolo è reale, la paura è direttamente proporzionale al pericolo stesso.
In sostanza, se non vogliamo aver paura, dobbiamo necessariamente ridurre le possibilità di imbatterci in situazioni di pericolo!

Per fare questo, è importante:
- conoscere bene le proprie reali capacità di pilotaggio;
- scegliere l’attrezzatura adeguata alla propria esperienza di volo;
- saper scegliere le condizioni aerologiche adatte al proprio livello;
- essere in uno stato psico-fisico ottimale. 

Quando siamo consapevoli delle nostre capacità (ovvero sappiamo gestire la nostra vela in tutte le condizioni, siamo in grado di valutare la situazione meteorologica così come il nostro stato fisico e mentale del momento), la fiducia in noi stessi aumenta e le nostre paure diminuiscono di conseguenza.

Esistono poi delle paure irrazionali, molto più difficili da gestire. In questi casi si parla di angoscia, di ansia: due emozioni molto simili alla paura, che possono rovinare il piacere del volo e che bisogna affrontare in maniera progressiva e soprattutto con molta regolarità. Una buona idea è quella di “auto-iniettarsi” delle piccole dosi di paure controllabili, senza fuggire da queste situazioni, uscendone vincitori e più forti! Questo “trucco” aiuta ad accrescere la nostra autostima e la fiducia nelle nostre capacità.
Queste paure possono scaturire in seguito a un incidente o al lancio del paracadute di emergenza o ancora in seguito ad una situazione di pericolo in cui non siamo stati in grado di reagire nel modo adeguato. In questo caso il mio consiglio è quello di recuperare la fiducia in noi stessi un poco per volta, senza pretendere troppo e subito e senza demoralizzarsi se ciò richiede del tempo. Non dimentichiamoci che – se affrontate con il giusto approccio - tutte le paure si possono dominare.

domenica 15 gennaio 2012

PSICOLOGIA DEL VOLO (parte seconda)


Questa parte trascritta da un articolo di Ornella Magnaguagno, si è rivelata molto completa e interessante ponendo dei quesiti che effettivamente ogni pilota dovrebbe porsi con l’intento, di chiarire al meglio come avvicinarsi ai voli consapevoli del mezzo che usiamo, dell’ambiente in cui ci muoviamo e di noi stessi. Dopo aver riletto questa parte prima di trascriverla mi sono reso conto di quanto sia ancora attuale (dopo diversi anni), il contenuto di questo capitolo anche se può sembrare noioso vi consiglio di leggerlo attentamente.

RAPPORTO UOMO-MACCHINA

E’ importante ai fini della sicurezza che esista un affiatamento tra pilota e la vela. Le caratteristiche tecniche del mezzo devono inoltre essere adeguate al livello di preparazione, capacità e sensibilità del pilota. E’ evidente a tutti che un neo brevettato non potrà essere considerato in equilibrio sul piano sicurezza ai comandi di un mezzo da gara ad elevate prestazioni, qualunque siano le condizioni ambientali in cui il volo si svolge. E’ forse meno evidente, ma anche un pilota esperto abituato alle prestazioni ed alla reattività di un mezzo dal pilotaggio altamente tecnico può trovarsi paradossalmente in condizioni di volo di minor sicurezza quando è ai comandi di un’ala dal pilotaggio meno esigente; questo squilibrio può essere spiegato sia in termini di eccessiva confidenza dettata dalla consapevolezza di avere tra le mani un mezzo semplice che potrebbe spingere il pilota ad abbassare il livello di concentrazione o, peggio, ad effettuare con leggerezza manovre rischiose, sia in relazione al diverso tipo di risposta ai comandi e le diverse prestazioni che potrebbero cogliere il pilota di sorpresa.

RAPPORTO UOMO-AMBIENTE

Questo rapporto è il più delicato e difficile da analizzare, poiché caratterizzato da elementi soggettivi. Prendiamo un pilota con vela adeguata al suo livello (equilibrio uomo-macchina) che vola in condizioni ambientali compatibili col suo mezzo (equilibrio macchina-ambiente), c’è ancora la componente di rischio dovuta all’iterazione uomo-ambiente. Ci sono, infatti, situazioni che influiscono sul pilota e che non gli consentono di affrontare il pilotaggio in condizioni psicofisiche normali, aggiungendo fattori di rischio. Queste situazioni costituiscono appunto l’ambiente in cui il pilota deve ricercare il proprio equilibrio. Ambiente inteso quindi come reazione soggettiva a determinate condizioni meteorologiche, ambiente inteso come situazione di volo (affollamento, vicinanza ai costoni, chiusure impreviste ecc.), ambiente inteso come stato fisico (stanchezza, salute), ambiente inteso come rapporto emotivo con gli altri e con se stessi. Quel velato timore che ci pervade talvolta dopo un periodo di inattività di volo più lungo del solito e che ci accompagna fino al decollo; l’apprensione dopo una falsa partenza; lo stato d’animo di chi decolla per primo e va a sondare le condizioni dell’aria, o per ultimo, senza assistenza al decollo. Sono alcuni esempi di alterazione di quel delicato equilibrio uomo-ambiente che richiedono, per essere neutralizzate ai fini della sicurezza, un maggior impegno ed una maggiore concentrazione. Altre situazioni invece, come stanchezza, euforia e alcool, condizioni fisiche alterate, dubbi sulla propria capacità di fronteggiare determinate condizioni meteorologiche comportano squilibri uomo-ambiente che introducono nuovi fattori di rischio non neutralizzabili e che dovrebbero indurre il pilota coscienzioso a rinunciare al decollo, in definitiva, la sicurezza in volo dovrà essere ricercata attraverso:

1. Scelta di una vela progettata e costruita a regola d’arte che ha superato le prove di omologazione.
2. Scelta di una vela adatta alle condizioni d’impiego cui sarà sottoposta e dimensionata per il peso del pilota.
3. Scelta di una vela adatta al livello del pilota.
4. Cura nella conservazione e manutenzione della vela.
5. Ricerca dell’affiatamento vela-pilota, affiatamento che potrà richiedere un periodo più o meno lungo d’adattamento con voli in condizioni particolarmente controllate per evitare di aggiungere nella fase di squilibrio uomo-macchina anche fattori di rischio derivanti da uno squilibrio uomo-ambiente.
6. Individuazione delle condizioni meteorologiche critiche, non per il mezzo in sé ma, anche e soprattutto in relazione alla capacità del pilota per gestire situazioni di pilotaggio più impegnative, anche sul piano emotivo.
7. Valutazione di qualunque squilibrio uomo-macchina-ambiente si evidenziasse e, nel dubbio, capacità di rinunciare al decollo.

Cerchiamo ora di chiarire meglio questi concetti. Anzitutto che cosa s’intende per equilibrio? Potremmo in questo contesto definirlo come quella condizione che ci consente di:

“ CONOSCERE “ PREVENIRE “ CONTROLLARE “ SITUAZIONI DI POTENZIALE RISCHIO “

Per realizzare l’equilibrio uomo-macchina, quindi, un pilota deve anzitutto conoscere la sua macchina, il modo in cui questa reagisce ai comandi, le tecniche di pilotaggio nelle diverse situazioni in cui possono venire a trovarsi durante il volo, le manovre da evitare, i limiti della macchina stessa. E questa è solo la premessa perché ad una preparazione teorica deve affiancarsi anche la possibilità di mettere in pratica le conoscenze, ossia una effettiva capacità di controllo del mezzo: l’ESPERIENZA. Questo non vuol dire necessariamente affrontare il volo in condizioni rischiose, per tutti coloro che non hanno raggiunto i massimi livelli di conoscenza ed esperienza. Resta, infatti, ancora da giocare la carta prevenzione per stabilire una condizione d’equilibrio nelle fasi evolutive della formazione di un pilota. Si eviterà quindi di impiegare il mezzo in condizioni che richiedano sensibilità e capacità di pilotaggio non ancora raggiunta. Analoghe considerazioni si possono fare per l’equilibrio uomo-ambiente. Anche qui è richiesta una conoscenza teorica di base associata a esperienza e filtrata da un’azione preventiva che consenta al pilota di evitare a priori situazioni che non è pronto ad affrontare. Qui però c’è una complicazione in più: mentre nel rapporto uomo-macchina col passare del tempo conoscenza è capacità non regrediscono normalmente, salvo nel caso di lunghi periodi d’inattività che potrebbero pregiudicare l’affiatamento raggiunto con il proprio mezzo, quando si parla di rapporto uomo-ambiente questo può essere influenzato anche in maniera notevole e in tempi brevi da condizioni fisiche o psichiche alterate per indisposizione, stanchezza, pesantezza, stress, agitazione, tensioni, ebbrezza da alcool o psicofarmaci, tutti fattori che possono ridurre i riflessi, la concentrazione del pilota introducendo fattori di rischio. In questi casi solo con un’adeguata azione preventiva si potranno garantire situazioni d’equilibrio uomo-ambiente. Il binomio macchina-ambiente trova anch’esso il suo equilibrio attraverso l’uomo. È il pilota, infatti, che deve conoscere i limiti della macchina in relazione al piano di volo, o alla velocità in funzione di particolari caratteristiche meteorologiche. È il pilota che deve infine, conoscere e mettere in pratica quegli accorgimenti ed interventi di controllo e manutenzione sulla vela che ne garantiscano un buon grado di conservazione. Da queste considerazioni, si può dedurre che è sempre l’uomo che determina il grado di sicurezza in cui si svolge il suo volo percui, non hanno torto coloro che affermano che tutti o quasi gli incidenti si possono ricollegare ad errori o manchevolezze del pilota.

NEO-BREVETTATO

È questa senz’altro la fase più critica nella carriera di un pilota. Disponendo di una base di conoscenze tecniche, l’esperienza è certamente limitata. Il pilota è chiamato a fare le sue valutazioni, e le scelte in prima persona. È in grado di farle? In che misura e con quale efficacia? La risposta è soggettiva, legata al temperamento dell’individuo, alla sua maturità: c’è il caso limite di chi a fine corso si sente un padreterno, padrone dell’aria, spesso tendente a sottovalutare i rischi e a sopravvalutare le proprie capacità (e abbiamo qui delineato l’identikit del candidato a entrare nella statistica degli infortuni). C’è chi, e per fortuna sono i più, conscio della sua labile situazione, cerca di sopperire alle proprie mancanze e insicurezze continuando a svolgere l’attività di volo in contatto con la scuola o aggregandosi in gruppo con altri piloti per cercare di attingere anche dall’esperienza altrui quegli elementi che gli mancano per completare il quadro della propria formazione.

PSICOLOGIA PRE-VOLO PRE-AGONISTICA

Il controllo dell’ansia che precede una prestazione agonistica gioca un ruolo rilevante nel successo dell’impresa: l’insorgere di sensazioni di scarsa fiducia in sé in questa fase della competizione o in qualsiasi momento significativo della nostra vita sociale, un esame, un colloquio di lavoro, un incontro imbarazzante, una normale impresa sportiva non agonistica, porta a reazioni consce quali pensieri negativi, tendenza a chiudersi in sé, difficoltà di coordinamento di movimenti già ben acquisiti, che disturbano la concentrazione ma, soprattutto, che possono compromettere o non ottimizzare i risultati. Da oltre un decennio, la medicina sportiva prende giustamente in considerazione l’aspetto psicologico dell’allenamento fin dai primi approcci con lo sport giovanile e sono adeguatamente analizzate le motivazioni dell’atleta, la sua aggressività, la competitività, la reazione alla sconfitta.
La gara rappresenta il momento di massimo coinvolgimento emotivo, la prova nella quale l’atleta mette in discussione buona parte dei suoi investimenti psicologici e fisici e può anche avere una certa risonanza sociale. In queste situazioni l’atleta ha un certo tipo di risposta che lo prepara all’azione ambientale ritenuta pericolosa. Questa risposta può essere normale o patologica. Nel primo caso un certo livello d’eccitazione o di prontezza (al di sopra o di sotto alla quale si registrerebbe un deterioramento) che permette, di eseguire al meglio la propria prestazione. Una risposta patologica invece può essere così intensa da disturbare l’esecuzione e rendere il soggetto vulnerabile ad ogni situazione contraria. La reazione più frequente è la perplessità che si manifesta in azioni tendenti alla ricerca di soluzioni, irrequietezza, atteggiamenti corporei, attività scarsamente finalizzata. In campo agonistico l’ansia si può rappresentare con una gaussiana, circa una linea ad U rovesciata. Nella fase di preparazione di una gara parte da un livello molto basso, determinato dalla previsione e l’attesa dell’evento, l’importanza della gara, la personalità dell’atleta, le sue esperienze precedenti. L’ansia aumenta: con l’avvicinarsi dell’evento poiché nel soggetto è più viva l’immaginazione della situazione attesa e raggiunge il suo picco, quando l’esperienza è vissuta nella realtà e la vivacità degli stimoli reali rispetto a quelli immaginativi è al massimo. Questo picco può corrispondere a una qualsiasi fase significativa per l’atleta: l’inizio della gara, la fine o un altro momento temuto. Superato questo periodo la linea scende più ripida che nell’ascesa ed il soggetto recupera rapidamente il suo status standard. Una caratteristica sembra comune: indipendentemente dagli avversari e dagli obiettivi, la risposta dell’atleta alla situazione-gara sembra essere immutabile. L’ansia non conosce assuefazione.

LE CAUSE:

Si ritiene erroneamente che la competitività sia collegata ad un atteggiamento belligerante, quindi aggressivo, a tendenza a dominare, ad imitare, a creare conflitti, a prendersi rivincite non solo in campo agonistico ma anche nella vita professionale e sociale. La competitività invece definisce più genericamente una propensione alla lotta per la vita, la capacità di superare se stessi, l’allenamento allo sforzo, l’affermazione del potenziale umano. L’agonismo implica quindi l’insorgere di uno stato d’ansia poiché rappresenta il momento della sfida, in cui è ribadita o messa in discussione l’affermazione personale, la realizzazione di sé, la propria soddisfazione. L’ansia trova le sue motivazioni nel vissuto precedente dell’atleta quindi, nella sua esperienza. Quando la persona anticipa le condizioni di gara e le loro variabili, avversari temibili, tattiche, strategie, paura dell’insuccesso, insorgono dei blocchi psicologici che si manifestano in uno stato di disagio riconoscibile nell’ansia. Disagio che a volte può essere innescato anche da fattori oggettivi quali: richieste eccessive, da parte dei dirigenti, stampa, pubblico, sponsor, rispetto alle proprie attese. Ingiusto apprezzamento degli sforzi dell’atleta da parte di figure importanti (tecnico, dirigente, compagni di squadra) ostacoli, posti dal tecnico o di altro tipo, nella realizzazione di aspirazioni ritenute adeguate.

REAZIONI:

La tensione che precede la prestazione agonistica, nelle situazioni più comuni e non patologiche, dà luogo a reazioni naturali. Sono questi i piccoli riti propiziatori che sono messi in pratica prima delle situazioni ritenute importanti: un particolare dell’abbigliamento che s’indossava durante una gara che ha avuto esito positivo, la sequenza delle manovre da eseguire, il segno della croce prima di partire. Ci sono casi di preparazione psicologica che fanno leva su una condizione d’autoaffermazione del tipo “devo riuscire” o “sono il migliore” o su tecniche d’autocontrollo, meditazione etc. frustrazioni di tipo oggettivo (le cui
cause sono attribuite ad altri) possono far insorgere sentimenti d’ostilità che portano a comportamenti inconsci vendicativi. Le reazioni si manifestano con fughe da responsabilità attuate con dimenticanze, disattenzioni a volte decisive. Il soggetto può arrivare ad assumere un atteggiamento regressivo di dipendenza e cercare conforto e rassicurazione in figure protettive (allenatore, tecnico, compagni più esperti) ponendo continue richieste di conferme, privilegi, attenzioni.

PSICOLOGIA PRE-VOLO PRE-AGONISTICA

In caso d’insuccesso spesso l’atleta ricorre a meccanismi di difesa con lo scopo di esonerarlo dall’impegno agonistico e che si può manifestare in disinteresse, tendenza all’incidente, autolesionismo.
Reazioni di questo tipo portano ad un effettivo calo di rendimento che rafforzerà le risposte ansiose. Nelle manifestazioni più accentuate, la sintomatologia può essere divisa in due gruppi: quella che interessa la sfera psichica e comportamentale oppure quella somatica o funzionale. Del primo gruppo: incapacità di non pensare alla gara. Il pensiero è preso da fantasie, paure, ricordi relativi a situazioni di gara precedenti. Irrequietezza, irritabilità, e labilità emotiva. Incapacità di concentrarsi e capacità percettiva inefficace. Difficoltà nei rapporti interpersonali, con compagni, con il tecnico, che spesso si traduce in eccessive richieste d’aiuto, a volte mascherate da richieste di tipo tecnico. O atteggiamento contrario di chiusura rispetto agli altri, incapacità di recepire suggerimenti e supporto psicologico. Dal secondo gruppo: inversione del ritmo sonno-veglia, difficoltà a addormentarsi o a svegliarsi, sonno leggero, poco riposante. Irregolarità delle funzioni digestive: inappetenza o appetito eccessivo. Minzione frequente, funzioni espulsive irregolari. Disturbi dell’apparato cardio-circolatorio (aumento della pressione arteriosa o tachicardia). Disturbi dell’apparato respiratorio (respiro più frequente e superficiale). Aumento del tono muscolare medio (con perdita di fluidità e precisione nei movimenti), possibilità di contrazioni muscolari. Aumento della sudorazione (ascelle, mani) spesso collegato a difficoltà di rapporti interpersonali, sensazione d’insicurezza, abbassamento dell’autostima. Sentimento d’inferiorità rispetto al compito affidato, d’inadeguatezza nella gestione della situazione.

COME DIFENDERSI:

Per far fronte a queste situazioni bisogna affrontare il problema da più lati. Innanzi tutto è necessario riconoscere gli individui che hanno un elevato bisogno di successo e autoaffermazione e cercare di sviluppare queste caratteristiche. Controllare lo stato emotivo prima e durante la gara, scegliendo un adeguato comportamento agonistico. Valutare i processi percettivi per un’idonea scelta di soluzioni tattiche e strategiche.

BISOGNO DI SUCCESSO:

Ovviamente nello sport il risultato più ambito è la vittoria, ma il successo può essere un fatto personale, che si basa sui livelli raggiunti nelle prestazioni precedenti. La motivazione all’allenamento in funzione della vittoria è diversa da quella che porta solo al bisogno di sentirsi più soddisfatti; in ogni modo la realizzazione di se richiede percezioni chiare, accettazione di se, spontaneità apprezzamento della qualità della vita, conoscenza di se. Le caratteristiche specifiche dei soggetti che sentono un particolare bisogno di raggiungere un risultato si manifestano con: continuità nel lavoro che è eseguito con efficienza e velocità, qualità eccezionali, tendenza ad assumere la responsabilità delle proprie azioni, capacità di assumere rischi e godere dello stress, desiderio di conoscere i risultati della propria attività per valutare la possibilità di miglioramento. La preparazione dovrebbe garantire, anche alla presenza di successi, un impegno continuato e soddisfazione personale, e ciò è vero sia nello sport che nell’ambiente di lavoro: la produttività e la soddisfazione non aumentano quando i metodi e le strategie sono dettati da altri. Gli atleti dovrebbero fissare degli obiettivi personali o di squadra elevati ma raggiungibili, a breve e a lungo termine. I programmi che portano dei miglioramenti vanno mantenuti. L’atleta si assume la responsabilità della durata e qualità della preparazione, e deve valutare quanto sia motivato a raggiungere gli obiettivi che si è proposto. I fattori che determinano le performance vanno discussi tra i compagni e con il tecnico, tenendo presente che giustificazioni ed accuse non sono costruttive. Vanno evitate perdite di controllo emotivo, sensi di colpa o confronti negativi con altri atleti di successo quando si viene meno al raggiungimento degli obiettivi attesi. La mancanza d’impegno durante la gara va analizzata a fondo. Qualora sia possibile, bisogna esaltare il sentimento di fiducia in se stessi: l’atleta deve essere il primo “tifoso di se stesso” ed incitarsi in ogni occasione. Un alto livello di motivazione aiuta più di qualunque forma d’incoraggiamento che provenga dall’esterno. La conoscenza dei propri comportamenti, sia in gara sia fuori gara, favorisce lo sviluppo di quelli che incrementano la prestazione e blocca quelli che la ostacolano.

CONTROLLO DELLO STATO EMOTIVO

Il giusto atteggiamento psicologico o cui affrontare una prova è decisivo ai fini del risultato. A questo scopo è utile riflettere sulla condizione psicologica assunta prima di una buona prestazione, e prima di una mediocre, cercando di riconoscere come ci si sentiva, e su che cosa si era concentrati prima di questi due eventi. Tale conoscenza permette d’essere consapevole di quali siano gli elementi su cui far leva o da bloccare prima di una competizione.
Queste riflessioni possono seguire una scaletta di questo tipo:
(Questionario riflessioni pre-gara di T. Orlik, Psyching for sport: mental training for athlets).

1. Come ti sentivi nei momenti che precedevano l’inizio della gara?
A. Non attivato (mentalmente e fisicamente scarico).
B. Molto attivato (mentalmente e fisicamente carico).
C. Concentrato e sicuro.
D. Molto preoccupato e spaventato.

2. Cosa ti eri detto o avevi pensato prima dell’inizio della gara?
3. Com’eri concentrato durante la gara (di che cosa eri cosciente o a che cosa prestavi attenzione durante la prestazione)?
4. Ora pensa alla tua peggiore prestazione e rispondi alle stesse domande.

Ai fini della valutazione del proprio comportamento competitivo invece, si può provare a rispondere periodicamente al questionario che segue e a verificare in che misura si stiano producendo dei cambiamenti nei comportamenti che ostacolano l’attività:
(Questionario sul comportamento competitivo di D. V. Harris e B. L. Harris, The Athlets guide to sport psycology).

1. Rendo meglio in allenamento che in gara.
2. Provo fastidio se mentre gareggio sono presenti persone per me importanti.
3. Prima della gara ho difficoltà a dormire.
4. Mi preoccupo di quello che gli altri pensano della mia prestazione.
5. Quando sbaglio durante la gara ho difficoltà a recuperare la concentrazione.
6. Durante la gara mi distraggo.
7. Quando mi preparo per la gara ripeto comportamenti con quasi automatica regolarità.
8. Commetto più errori quando la tensione è maggiore e la gara è verso la fine.
9. Poco prima della gara mi sento in panico.
10. Mi rimprovero quando commetto un errore stupido durante la gara.
11. Durante la gara quando il tecnico o i compagni mi rimproverano, perdo la concentrazione.
12. Mi occorre sempre un poco per vincere l’agitazione ed entrare in gara.
13. In gare importanti ho paura di non sapere rendere così bene come sono capace.

La risposta ansiogena può essere controllata anche con alcuni espedienti che portano ad enfatizzare o sopprimere alcune esperienze vissute dall’atleta, quali: 

- Accentuare la sensazione di vittoria provata nelle competizioni migliori.
- Soffocare l’insorgere di stati emotivi che possono compromettere il comportamento. 
- Riconoscere i momenti d’eccitazione che portano ad amnesia totale, cambiamenti della sfera percettiva, distacco dal dolore e dalla fatica, dissociazione con l’ambiente.
- Uso d’immagini rassicuranti e suggestive, associazione della sensazione di vittoria con strategie d’autocontrollo. 
- Visione della sequenza motoria relativa alla prestazione.
- Restringere l’attenzione su particolari rilevanti della performance cosicché i segnali negativi o di distrazione siano vissuti in maniera distaccata, passiva. A questo punto va abbinato un programma di rilassamento, quindi di sviluppo delle capacità d’autocontrollo al fine di ridurre l’ansia agonistica con l’assunzione di atteggiamenti adeguati alla situazione. L’esperienza in fatto d’autocontrollo aumenta la fiducia in sé e favorisce la concentrazione. Sono inoltre utili una consapevolezza delle proprie tensioni muscolari collegate a precise condizioni emotive e l’attuazione di qualche esercizio di contrazione-rilassamento.

STIMOLAZIONE DEI PROCESSI PERCETTIVI:

l’uomo non potrebbe adattarsi biologicamente all’ambiente se i suoi sensi non gli permettessero di immaginarsi obiettivamente l’ambiente. “ Lenin B. H. opere complete “ il metodo, definito ideomotorio, si avvale dell’immaginazione per vivere mentalmente un movimento o una situazione che, sotto il controllo cosciente dell’individuo, è ripetuta in maniera sistematica e pianificata nelle specifiche sequenze motorie che riproducono alcuni momenti critici della competizione (che potrebbero essere, per esempio, il decollo, l’atterraggio o altre situazioni di particolare stress) fino a consolidare i movimenti in automatismi. A questo punto la concentrazione non sarà più rivolta al singolo movimento, perché esso è automatizzato, quindi è divenuto “routinario” ed è sganciato dall’iniziale controllo cosciente e l’attenzione potrà essere dirottata sulla propria condizione psicofisica, per adattarla alle esigenze del momento. Le varie discipline sportive e i momenti di una stessa, richiedono risposte “attentive” diverse; e quindi importante che ogni atleta sappia a che cosa prestare attenzione, quando essere attento e come mantenersi concentrato nei momenti critici. In sintesi prestazioni d’alto livello, sono possibili solo quando l’attenzione è focalizzata su un numero limitato, e ben definito di stimoli e corrisponde alle specifiche richieste poste dalla situazione. Si ritiene che l’immaginazione motoria svolga una funzione programmante che aiuta a controllare i propri muscoli, particolarmente nelle fasi del movimento in cui è più facile incorrere in errori, e a sviluppare la capacità di rilassamento (la difficoltà a rilassarsi e spesso collegata ad un’immaginazione inadeguata). È interessante osservare alcune differenze comportamentali rilevate nelle medesime circostanze su atleti cosiddetti esperti e su principianti (vedi tabella a fine capitolo). Per l’udito, la percezione d’informazioni acustiche prodotte, ad esempio dall’appoggio successivo dei piedi sul terreno tende, con la pratica, a divenire una guida interiorizzata del movimento ed innesca nell’atleta esperto correzioni in parte automatizzate durante l’esecuzione del gesto. La funzione visiva tende ad assicurare la realizzazione migliore dell’azione motoria, è utilizzata sempre meno per controllare i propri movimenti, fino ad essere teoricamente possibile ad occhi chiusi (gli spostamenti dello sguardo sono stati identificati da un casco ottico sul quale è montata una telecamera che registra la scena osservata e quindi la strategia di esplorazione visiva dell’atleta durante la prestazione).



PROPRIOCETIVO = la consapevolezza fisica che il soggetto ha della propria posizione, e dei suoi gesti, rispetto all’ambiente e allo spazio che ha a disposizione.

Queste considerazioni non devono essere utilizzate come strumento atto a distinguere il neopilota dal pilota esperto, bensì sono di primaria importanza per coloro che vogliono comprendere le proprie capacità e di conseguenza valutare non solo in quale fascia collocarsi, ma quantificare quantità, qualità e velocità d’apprendimento.
Un monitoraggio completo e costante delle proprie capacità pratiche, fisiche, psicofisiche e teoriche non solo contribuiranno ad un rapido accrescimento delle prestazioni ma permetterà di farlo in sicurezza, considerando che le future generazioni di neopiloti, grazie a materiali e tecniche molto evolute, rischieranno di saltare dei passaggi durante la propria crescita poiché sfruttano una base di partenza nettamente superiore alle proprie capacità.
Il neopilota deve rendersi cosciente dell’importanza primaria che in questo caso la tradizione orale e scritta dei “vecchi piloti” comporta per la propria riuscita in sicurezza, in quanto essendo privo d’esperienze può sfruttare quelle di coloro che hanno vissuto passo per passo l’evoluzione dello stesso Parapendio come velivolo, come tecniche di pilotaggio, come momento d’aggregazione e perché no innegabile stile di vita.